PLAZA, SUITE 719
Una suite di un albergo di lusso (e il Plaza va benissimo allo scopo) è una suite di un albergo di lusso… E allora? Direte voi…
In una suite di un albergo di lusso (la nostra è la 719 e in che città si trovi il Plaza è tutto sommato irrilevante), insieme ad un arredo di classe, ai fiori freschi, al cesto di frutta e alla bottiglia di benvenuto, si può trovare anche un discreto campionario di miserie umane. Esilaranti, ma pur sempre miserie.
Neil Simon (benissimo tradotto da Maria Teresa Petruzzi) è un maestro nel dipingere ritratti di persone così umane che più umane non si può e ci fa ridere di gusto delle loro miserie, appunto; finché ci rendiamo conto che in quegli esseri umani, apparentemente così distanti da noi, possiamo specchiarci come nell’anta riflettente dell’armadio della nostra camera da letto.
In questa Suite, in particolare, vedremo agitarsi senza ritegno (e in ordine sparso) il padre di una sposa riluttante, la madre sull’orlo di una crisi di nervi, due coniugi di mezza età in piena crisi matrimoniale, un ricco produttore cinematografico che, per occupare un po’ di tempo libero, ha deciso di sedurre un’ex compagna di gioventù (sposata e madre di tre figli) facendo ricorso al più trito campionario del seduttore in disarmo e infine la tragedia – che diventa farsa – di due preziosi biglietti per un evento musicale improvvisamente scomparsi…
Prego, Signori! Se volete accomodarvi…